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Gustave Flaubert e ''l'illusione meno menzognera''

  • Immagine del redattore: Dinastia dei Gessi
    Dinastia dei Gessi
  • 8 mag 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Ritratto di G. Flaubert, Eugène Giraud

L'8 maggio del 1880 moriva Gustave Flaubert. Con lui, la letteratura prima francese e poi europea si congeda dal Romanticismo per intraprendere la strada del Naturalismo. Le sue opere sono animate da un'aspra critica verso il mondo e da uno spiccato pessimismo romantico. Tra i suoi romanzi più celebri, considerati capolavori della letteratura mondiale, troviamo Madame Bovary, L'educazione sentimentale e Salambò. Flaubert è considerato il padre del romanzo moderno non solo per ragioni tecniche ̶ come la scomparsa del narratore onnisciente o l’abbandono delle tre unità aristoteliche di tempo, di luogo e di azione ̶ ma soprattutto per la prospettiva intellettuale e spirituale verso il modo d’intendere il fatto letterario, la sua funzione, il suo scopo, la sua utilità nella dialettica con la vita vera.

È significativo il fatto che Flaubert percepisse la vita come una cosa estremamente noiosa e che per lui il vero antidoto alla noia fosse la creazione letteraria in quanto capace di allentare la pressione eccessiva e di distogliere la mente dallo spettacolo noioso della vita di tutti i giorni. Scriveva, infatti, alla madre che nella vita c’è ben poco che lo soddisfi, tranne l'atto della scrittura. Questo suo atteggiamento scettico e disincantato lo si riscontra, anche se in maniera decisamente più ridotta, già intorno al 1838 quando, ancora diciassettenne, scrive il suo primo romanzo, l'unico apertamente biografico, Memorie di un pazzo. Pubblicato postumo nel 1900, il romanzo-confessione è attraversato da quel romanticismo caratteristico della prima parte della produzione letteraria di Flaubert. Scritto nella forma di un diario intimo, non è certo fra le sue opere più note. Se viene citato, è spesso in rapporto con L'educazione sentimentale del 1869, di cui sembra essere un primo abbozzo. Ma non è per questo da ''confondere e rigettare fra tanti altri scritti e progetti giovanili – non tutti, del resto, trascurabili –, fra tanti calchi e imparaticci di scuola, di cui è cosparso il primo cammino di questo scrittore'' (Massimo Colesanti).

The night wanderer (autoritratto), Edvard Munch

Già a diciassette anni, per Flaubert l'unica ragione di vita era l'arte: essendo, come lui stesso sentenziò, ''fra tutte le menzogne è ancora la meno menzognera'', è l'unica vera via di fuga all'esperienza amara della vita. Nelle Memorie scrive:


''Se ho provato momenti di entusiasmo, li devo all'arte; eppure, quanta vanità in essa! Voler raffigurare l'uomo in un blocco di pietra o l'anima attraverso le parole, i sentimenti con dei suoni e la natura su una tela verniciata''.


E tuttavia più avanti afferma:


''Se c'è sulla terra e fra tutti i nulla qualcosa da adorare, se esiste qualcosa di santo, di puro, di sublime, qualcosa che assecondi questo smisurato desiderio dell'infinito e del vago che chiamano anima, questa è l'arte''.



Bradamante (Stefania Sala)



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