Il boom economico: progresso o regresso?
- Dinastia dei Gessi
- 21 mag 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 25 mag 2020
Attività 9 di laboratorio: scrittura di un articolo scientifico (con citazioni e bibliografie)
Con l’espressione miracolo economico, o più usualmente boom economico, si intende quel periodo storico che va dagli anni Cinquanta agli anni Sessanta caratterizzato dalla ripresa economica e industriale che ha cambiato profondamente e irreversibilmente la nostra società. L’espressione ‘‘nuova età dell’oro’’ (Eric J.E. Hobsbawm, 1994, Age of extremes. The short twentieth century (1914-1991), Milano: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli), che definisce il secondo dopo guerra, è particolarmente adeguata alla situazione italiana. Infatti, l’Italia vede in un periodo relativamente breve una crescita accelerata che ha dunque trasformato la sua società prevalentemente agricola in una fortemente industriale.

Ma quali sono di fatto le conseguenze? Bisogna tener conto del cambiamento non solo dei paesaggi urbani, ma anche e soprattutto di quelli rurali. L’Italia contadina si è distrutta e ha ceduto il posto a un’Italia industriale oppressa dalla borghesizzazione e dal culto del consumo. Si può parlare, dunque, di un vero e proprio progresso? Pier Paolo Pasolini, in uno dei suoi Scritti Corsari, ce ne dà una chiara spiegazione: in realtà, quello che comunemente viene etichettato come progresso sociale, industriale ed economico, corrisponde a una profonda degradazione e omologazione dei valori; i ‘‘ceti medi’’ hanno subìto una mutazione antropologica in quanto i valori ideologici ed effettivi non sono più quelli clericali, bensì quelli edonistici del consumo che il Potere ha imposto attraverso lo ‘‘sviluppo americaneggiante’’ della produzione di beni superflui. E ancora Pasolini scrive (Il vuoto del potere in Italia pubblicato sul Corriere della Sera l’1 febbraio 1975, poi nella raccolta Scritti corsari, uscita nello stesso anno per Garzanti): ‘‘Non siamo più di fronte, come tutti ormai sanno, a tempi nuovi, ma a una nuova epoca della storia umana, di quella storia umana le cui scadenze sono millenaristiche. Era impossibile che gli italiani reagissero peggio di così a tale trauma storico. […] Ho visto dunque coi miei sensi il comportamento coatto del potere dei consumi ricreare e deformare la coscienza del popolo italiano, fino a una irreversibile degradazione’’. Lo scrittore parla addirittura di genocidio:
Si è distrutta culturalmente una popolazione. E si tratta precisamente di uno di quei genocidi culturali che avevano preceduto i genocidi fisici di Hitler. Se io avessi fatto un lungo viaggio, e fossi tornato dopo alcuni anni […] avrei avuto l’impressione che tutti i suoi abitanti fossero stati deportati e sterminati, sostituiti, per le strade e nei lotti da slavati, feroci, infelici fantasmi.[…] I giovani — svuotati dei loro valori e dei loro modelli — come del loro sangue — e divenuti larvali calchi di un altro modo di essere e di concepire l’essere: quello piccolo borghese. (Il mio Accattone in Tv dopo il genocidio pubblicato sul Corriere della Sera l’8 ottobre 1975, poi in Lettere luterane pubblicato da Einaudi nel 1976, p. 155)

Sempre Pasolini, in un altro scritto corsaro, sostiene: ‘‘Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi’’. E la televisione è il mezzo che più di tutti ha portato all’omologazione delle diverse culture che fino a qualche anno prima segnavano la società italiana. Infatti, secondo Umberto Eco (Diario minimo, 1961) la televisione propone un ideale di uomo assolutamente medio che lo spettatore è già e che si distingue da quest’ultimo soltanto per il possesso di eventuali oggetti di consumo. Si potrebbe dire che quello proposto dalla televisione è un everyman riconducibile al personaggio, e non alla persona, di Mike Buongiorno. Egli non è particolarmente bello, non si vergogna di essere ignorante e non prova il bisogno di istruirsi, accetta la società delle convenzioni, parla un italiano base, evita la polemica ed è privo di senso dell'umorismo (ride infatti perché è contento della realtà, non perché sia capace di deformare la realtà). Dunque, per usare le sue esatte parole: ‘‘Egli rappresenta un ideale che nessuno deve sforzarsi di raggiungere perché chiunque si trova già al suo livello. […] In lui si annulla la tensione tra essere e dover essere’’.
Di conseguenza, il cosiddetto boom presenta un’altra faccia della medaglia non altrettanto vantaggiosa in quanto va a limitare, o meglio eliminare, le diversità culturali e linguistiche che invece possono arricchire un Paese con lo scopo di omologare alla mediocrità ogni individuo.

Bibliografia:
Eco Umberto, Diario Minimo, Milano, Bompiani, 2001
Hobsbawm Eric J. E., Age of extremes. The short twentieth century (1914-1991), Milano, BUR, 1994
Pasolini Pier Paolo, Lettere Luterane, ‘‘Il mio Accattone in Tv dopo il genocidio’’, Torino, Einaudi, 1976
Pasolini Pier Paolo, Scritti corsari, ‘‘Il vuoto di potere in Italia’’, ‘‘Studio sulla rivoluzione antropologica in Italia’’, Milano, Garzanti Editore, 2017
Sitografia:
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