Il destino di vivere in burrasca: Vincenzo Cardarelli
- Dinastia dei Gessi
- 6 mag 2020
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L'1 maggio del 1887 nasceva a Corneto (oggi Tarquinia, provincia di Viterbo) Vincenzo Cardarelli, poeta, scrittore e giornalista italiano. La sua fu un'infanzia infelice, segnata dall'abbandono della madre e dalla menomazione del braccio sinistro. A diciassette anni fuggì dalla casa in cui viveva con il padre e si trasferì a Roma. Qui si guadagnò da vivere praticando diversi mestieri e studiò, sebbene in modo irregolare, da autodidatta. In seguito intraprese la carriera giornalistica, scrivendo dapprima su Avanti!, il quotidiano del Partito Socialista Italiano, e successivamente fondando anche una propria rivista, La Ronda, alla base della quale pone la sua appassionata riscoperta del classicismo e della modernità dell'amato Leopardi.

Visse per tutta la vita un’esistenza inquieta, bohémien e solitaria, in condizioni economiche precarie; fu una persona per lo più irascibile e litigiosa, anticonformista e conservatrice. Ebbe anche una breve convivenza con la scrittrice Sibilla Aleramo; sembra che la relazione sia stata di tipo platonico.
Esordisce come poeta nel 1916 con Prologhi, una raccolta mista di prosa e poesia (un prosimetro), secondo il gusto vociano. In quest’opera, si coglie l'influenza di Nietzsche per lo stile profetico e oscuro, tipico di ''Così parlò Zarathustra''. In generale, la produzione artistica di Cardarelli è caratterizzata da tematiche quali la solitudine, la malinconia, la maturità (che, inevitabile, conduce l'uomo verso la fine della sua esistenza), il disprezzo per le relazioni mediocri. Con il tempo, l'astrazione metafisica tipica dei suoi versi cede il posto a temi descrittivi naturali e a topoi quali l’amore, la famiglia, le stagioni, i paesaggi e le città.
Oggi vogliamo ricordarlo in questo articolo con una delle sue poesie, Gabbiani, che riportiamo interamente qui sotto:

Non so dove i gabbiani abbiano il nido, ove trovino pace. Io son come loro in perpetuo volo.
La vita la sfioro com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi amo la quiete, la gran quiete marina, ma il mio destino è vivere balenando in burrasca.
da Poesie, 1942
A partire dalla visione di uno spettacolo naturale, Cardarelli avvia una riflessione esistenziale: il volo di questi uccelli è incredibilmente simile a quello della vita, in quanto movimento inarrestabile e perpetuo, e l'instabilità del mare evidenzia la disperata condizione dell'uomo che riesce soltanto ad avvicinarsi alla felicità, ma non a trattenerla a sé. Gli uomini, come i gabbiani, amano la gran quiete marina, chiedono coerenza, stabilità, pacatezza, ma la vita non fa altro che rispondere contraddizione, precarietà, ''burrasca''.
Bradamante (Stefania Sala)
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